I cibi fermentati sono in grado di migliorare la salute intestinale aggiungendo tocchi sfiziosi alle nostre tavole. Possono essere considerati una miniera di benessere nascosta in un’arte nata dall’esigenza di conservare gli alimenti più a lungo nel tempo. Pensiamo allo yogurt, al kefir, al miso o ai crauti, solo per fare alcuni esempi. Quando si parla di cibi fermentati s’intendono quelli sottoposti al lavoro di microrganismi, come batteri, lieviti o muffe, che trasformano le proteine e i carboidrati producendo acido lattico, enzimi, vitamine, omega-3 e probiotici. Una fermentazione naturale che permette di conservare le sostanze nutritive degli alimenti rendendoli più digeribili. I cibi fermentati contribuiscono inoltre al benessere dell’intero organismo introducendo batteri utili nel sistema digestivo e aiutando a ristabilire l’equilibrio della flora batterica che è alla base di un buon sistema immunitario.
I cibi fermentati rappresentano dunque un’ottima opportunità per combinare un tocco di gusto ricercato con sorprendenti benefici per la salute dell’intestino e di tutto l’organismo.
A questo punto la domanda nasce spontanea…perché non vanno bene i fermentati industriali? Perché sono sterili grazie alla pastorizzazione che rende il cibo come “mummificato”. Gli alimenti fermentati casalinghi invece durano nel tempo trasformandosi in continuazione e creando un ambiente inospitale a batteri e muffe patogene.
A seconda dei microrganismi e degli enzimi che vengono coinvolti si distinguono vari tipi di fermentazione che prendono il nome dal più importante prodotto finale. Le più importanti dal punto di vista alimentare sono la fermentazione lattica, quella alcoolica e quella acetica.
Come preparare i vari alimenti fermentati e gli effetti che hanno sul nostro intestino lo scopriremo insieme il 28 Ottobre ed il 25 novembre.